Io sono nata nel 1983 e chi conosce un po’ di storia calcistica saprà che non ho ancora visto la mia Inter vincere la tanto ambita Coppa dei Campioni, ma in compenso ho assistito a ogni genere di trionfo internazionale del Milan.
Mio padre, invece si, ma era talmente piccolo, in quel lontano 1965, che non ricorda nulla di quel momento felice! Un giorno però, avendo capito che avevo deciso di tifare Inter e che la mia fede cresceva sempre di più, si sentì in dovere di raccontarmi qualche triste episodio della Beneamata in Coppa dei Campioni. Mi disse: “Perché tu sappia cosa abbiamo già passato noi genitori interisti e perché voi giovani vi facciate forza per il futuro”.
Questa squadra è capace di tutto in fatto di eliminazioni precoci e da qui l’ironia degli altri tifosi sull’interista che il mercoledì sera è sempre libero per andare in pizzeria o al cinema.
In compenso nessuno in questi anni, ha imparato a sopravvivere alle pazzie della propria squadra e agli sfottò dei tifosi avversari, meglio dei tifosi interisti. La condizione del tifoso interista, col passare del tempo si è fatta drammatica: è diventato un fenomeno nazionale, un fenomeno sociale, è diventato oggetto di discussione non solo nei bar sport. E comunque il tifoso interista ci ha messo la fermezza, la perseveranza, l’amore e la fedeltà, nonostante tutto.
Quando uno accumula dentro questo tipo di vissuto è normale che partecipi con trasporto un tantino esagerato alle avventure della sua squadra nelle competizioni internazionali. E se la squadra va avanti e si avvicina ai quarti, le aspettative crescono, fino al punto di pensare che finalmente è l’anno buono!
Io credo che sia arrivato il momento di sfatare l’idea che essere interisti è brutto, l’Inter non è un mestiere, ma una questione di adesione completa, di fede, di divertimento autentico e sincero. Il mio è un amore folle, e siccome di chi si ama si deve amare tutto, dell’Inter amo pure i suoi difetti….
E comunque si sa, il calcio è così strano e la palla così rotonda, che finché c’è vita c’è speranza. L’importante è mantenere i nervi saldi e meditare quotidianamente sulla precarietà dell’esistenza: siamo appesi a un filo e l’eliminazione può arrivare per tutti in qualsiasi momento...
Giovanna Iacono